ABBIATEGRASSO Sulle strade di un delitto commesso 13 anni fa

ABBIATEGRASSO C’è un vento gelido che irrompe tra le campagne di Abbiategrasso e Ozzero giovedì pomeriggio, quando abbiamo ripercorso i sentieri dove, l’11 maggio di 13 anni fa, si consumò l’omicidio di Marco Perini. L’allora 34enne agricoltore per il quale

Ebe Pagliari, la mamma, ha avviato una lunga battaglia per la verità. I luoghi sono cambiati rispetto ad un tempo, ma l’atmosfera di mistero sembra la stessa. Immutata in tutti questi anni come la natura che circonda gli antichi cascinali. Marco viveva con la moglie Roberta Olivotto alla cascina Meraviglia, oggi abitata da altre persone. Un’abitazione elegante al confine con Ozzero, ma sotto il comune di Abbiategrasso.




Dall’altra parte della stradina sterrata la Meraviglia continua con un vecchissimo cascinale abitato da una famiglia. Cento metri più avanti c’è l’essiccatoio bruciato in un incendio doloso poche settimane fa. Più in là, verso Abbiategrasso c’era la cascina Vismara dove viveva la madre, oggi complesso residenziale. Poche centinaia di metri più avanti c’è via Cagnola, dove venne ritrovato il motorino dell’agricoltore. Da quel punto guardando verso i campi si vede tutto: la Meraviglia e la Vismara. Il fatto accadde tra quelle anonime campagne. Una zona isolata dal mondo  con qualche contadino intento a coltivare l’orto, qualche cane in libera uscita e pochi esseri umani in circolazione. Poco dopo le 15 del giorno della scomparsa Virginio Perini vide il nipote andare verso casa. Morì ucciso un’ora dopo.

Un altro conoscente lo nota, mentre in auto viaggia verso Ozzero e guarda dallo specchietto retrovisore. Ed è visto anche dalla moglie entrare nel garage a prendere un attrezzo per poi uscire in motorino. Passa nuovamente di fronte allo zio che lo vede percorrere la strada sterrata a forte velocità, in posizione aerodinamica. “Sono sempre stata convinta che su quel motorino non c’era mio figlio – ha ripetuto per l’ennesima volta la mamma – mio figlio non aveva la camicia scozzese. E’ stato trovato con la camicia di jeans”. Marco venne ritrovato cadavere otto giorni dopo la scomparsa in una lanca del Ticino a Besate. “Chi ha agito conosceva alla perfezione questi posti – aggiunge Ebe Pagliari – E conosceva anche Marco. Gli assassini sapevano come muoversi. Chi entra passando dalla cascina Meraviglia deve, per forza, uscire da dove è entrato. Oppure uscire dalla Cascina Vismara, ma solo se ha le chiavi. E sono in pochi ad averle”. C’è un altro punto importante. Proseguendo lungo la strada che porta ad Abbiategrasso, sul lato destro, ci sono due grossi platani. Vennero piantati dal papà di Marco il giorno della sua nascita. Oggi sono enormi, hanno quasi mezzo secolo di vita e rappresentano un po’ i custodi di questo giallo. Torniamo al giorno della scomparsa. Quel pomeriggio viene notata un’auto aggirarsi attorno alla cascina Meraviglia. Un’auto che nessuno ha mai visto prima. Un fuoristrada che arrivò a forte velocità in via Cagnola per recuperare la persona che c’era sul motorino. Motorino poi preso da due ragazzini nomadi che facevano parte di un accampamento. Su quell’auto c’era sicuramente Marco già cadavere.

“Non credevano che, dopo tanti anni, una donna sola continuasse a lottare – conclude Ebe Pagliari – alla fine chiederò conto di tutti gli errori che hanno commesso. E li dovranno ammettere”.

 

 
Il granaio incendiato recentemente


I due Platani, all'ingresso della Cascina Vismara, piantati dal papà di Marco alla sua nascita
 

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