ROBECCO SUL NAVIGLIO Duemila
piante autoctone piantumate in aperta campagna, tra la frazione robecchese di Castellazzo
dè Barzi e Corbetta. Lungo una striscia di terreno di immenso valore
naturalistico, tra antichi fontanili e sentieri dove poter svolgere tranquille
passeggiate. E allora perché non rendere quel terreno ancora più bello con
delle piante che oggi giorno non si possono più ammirare? O è sempre più
difficile poterle vedere per chi vive in città. Detto fatto.
L’iniziativa è partita
per merito del robecchese Emanuele Oggioni che ha avviato i lavori di piantumazione
ieri mattina insieme ad alcuni amici e sotto la supervisione di un agronoma, la
dottoressa Francesca Oggionni. “In un mondo nel quale si parla solo di
costruire strade o nuovi complessi residenziali senza preoccuparsi di
distruggere grosse fette di campagna – afferma Oggioni – sembra quasi che
piantare alberi sia un lusso e non sia conveniente. O meglio, se ne parla tanto
e se ne discute sempre. Si parla di benessere, di quanto sarebbe bello un mondo
con più alberi e poi al lato pratico non si fa nulla”. Oggioni è andato
controcorrente. Lunedì mattina la bruma autunnale delle campagne robecchesi e
il freddo del primo mattino non hanno fermato la voglia di lavorare.
Perché per fare quello che aveva in mente Oggioni serve l’aiuto di tutti. Di chi ha studiato per tanti anni all’Università e si è specializzato e di chi ha imparato direttamente dalla terra coltivandola come si faceva una volta. Qual è l’obiettivo di una simile iniziativa? “Ho deciso di non pensare solo al mio orticello, ma alla collettività – continua Oggioni – Del resto l’aria la respiriamo tutti e tutti vogliamo che sia pulita, gli alberi sono di tutti. Dobbiamo cercare di creare un nuovo ecosistema che da queste parti si sta spegnendo. Siamo noi agricoltori i primi a dover cambiare il concetto stesso di agricoltura. Fare in modo che sia di qualità per il bene della nostra salute".
Qualche difficoltà dovuta al terreno reso una poltiglia di fango dalle recenti piogge non ha minimamente scalfito gli agricoltori che si sono messi al lavoro. Sono stati piantumati il biancospino, il salix viminalis, una pianta quasi estinta utilizzata per la realizzazione cesti in vimini e il viburno, originario della foresta planiziale e quindi autoctono. Ormai estinto da secoli. Chiunque può ammirare le pianticelle piantumate e visibili seguendo la strada poco dopo il fontanile del Gallo a Castellazzo dè Barzi, andando verso Corbetta. Ad un certo punto si svolta a destra e si segue per qualche decina di metri un sentiero che porta alla piantagione. “Un altro obiettivo di questo progetto è quello di pubblicizzarlo e convincere altri agricoltori a fare altrettanto – aggiunge Oggioni – è nell’interesse di tutti noi avere un mondo pulito”.
Perché per fare quello che aveva in mente Oggioni serve l’aiuto di tutti. Di chi ha studiato per tanti anni all’Università e si è specializzato e di chi ha imparato direttamente dalla terra coltivandola come si faceva una volta. Qual è l’obiettivo di una simile iniziativa? “Ho deciso di non pensare solo al mio orticello, ma alla collettività – continua Oggioni – Del resto l’aria la respiriamo tutti e tutti vogliamo che sia pulita, gli alberi sono di tutti. Dobbiamo cercare di creare un nuovo ecosistema che da queste parti si sta spegnendo. Siamo noi agricoltori i primi a dover cambiare il concetto stesso di agricoltura. Fare in modo che sia di qualità per il bene della nostra salute".
Qualche difficoltà dovuta al terreno reso una poltiglia di fango dalle recenti piogge non ha minimamente scalfito gli agricoltori che si sono messi al lavoro. Sono stati piantumati il biancospino, il salix viminalis, una pianta quasi estinta utilizzata per la realizzazione cesti in vimini e il viburno, originario della foresta planiziale e quindi autoctono. Ormai estinto da secoli. Chiunque può ammirare le pianticelle piantumate e visibili seguendo la strada poco dopo il fontanile del Gallo a Castellazzo dè Barzi, andando verso Corbetta. Ad un certo punto si svolta a destra e si segue per qualche decina di metri un sentiero che porta alla piantagione. “Un altro obiettivo di questo progetto è quello di pubblicizzarlo e convincere altri agricoltori a fare altrettanto – aggiunge Oggioni – è nell’interesse di tutti noi avere un mondo pulito”.
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