PARCO DEL TICINO Marcite: una risorsa fondamentale per gli animali


PARCO DEL TICINO Le marcite, coltura storica “introdotta” dai monaci cistercensi nel medioevo, è tutelata dal Parco Ticino fin dagli anni ottanta. Oltre trecento sono gli ettari di marcita che gli agricoltori conservano in collaborazione con il Parco, permettendo di mantenere scorci paesaggistici di grande pregio.
Quando l’inverno è particolarmente ostile, le temperature scendono sotto zero e la neve ricopre tutta la campagna, gli animali  e soprattutto gli uccelli sono messi a dura prova perché il cibo scarseggia e il loro corpo ha bisogno di energie supplementari per resistere al gelo. In questi casi le marcite, grazie allo scorrimento dell’acqua che impedisce al terreno di gelare e scioglie la neve, offrono grandi quantità di alimento per la fauna e sono una risorsa fondamentale per superare il rigido inverno.

Durante le scorse settimane nevose e di freddo intenso, la Fondazione Lombardia per l’Ambiente, tramite i ricercatori Fabio Casale e Riccardo Falco, ha effettuato alcuni sopralluoghi sulle marcite nell’ambito del Progetto cofinanziato dalla Fondazione Cariplo “Gestione e conservazione di agro-ecosistemi e di ambienti forestali a favore dell’avifauna di interesse conservazionistico nel Parco del Ticino” in collaborazione  con il Parco del Ticino.


I risultati della ricerca
Dalle osservazioni ornitologiche effettuate dai ricercatori sono state  rilevate  ben 34 specie. Nell’elenco qui sotto sono riportati il numero di individui osservati e, tra parentesi, la suddivisione dei numeri tra marcite localizzate nel Milanese e nel Pavese.

Airone guardabuoi  n. 2  (2 MI, 0 PV)
Garzetta  n. 5  (5 MI, 0 PV)
Airone bianco maggiore  n. 5  (5 MI, 0 PV)
Airone cenerino n. 27  (25 MI, 2 PV)
Ibis sacro  n. 4  ( 4 MI, 0 PV)
Germano reale  n. 32   (32 MI, 0 PV)
Gheppio  n. 1  (1 MI, 0 PV)
Sparviere  n. 2  (1 MI, 1 PV)
Poiana  n. 5   (3 MI, 2 PV)
Fagiano  n. 1   ( 0 MI, 1 PV)
Gallinella d'acqua  n. 2   (1 MI, 1 PV)

Pavoncella  n. 422   (43 MI, 379 PV)
Frullino  n. 1   (0 MI, 1 PV)
Beccaccino  n. 90   (9 MI, 81 PV)
Tottavilla  n. 2  (0 MI, 2 PV)
Allodola circa  n. 350  (circa 200 MI, circa 150 PV)
Pispola circa  n. 750   (circa 150 MI, circa 600 PV)
Spioncello circa  n. 160   (circa 10 MI, circa 150 PV)
Ballerina gialla  n. 7   (1 MI, 6 PV)
Scricciolo  n. 2   (2 MI, 0 PV)
Passera scopaiola  n. 1   (1 MI, 0 PV)
Pettirosso  n. 10   (6 MI, 4 PV)
Codirosso spazzacamino n. 1   (0 MI, 1 PV)
Merlo  n. 6   (1 MI, 5 PV)
Cesena  n. 4   ( 1 MI, 3 PV)
Tordo bottaccio  n. 1   (0 MI, 1 PV)
Tordo sassello  n. 1   (0 MI, 1 PV)
Cornacchia grigia n.  64   ( 7 MI, 57 PV)
Storno  n. 186   (56 MI, 130 PV)
Fringuello  n. 114   (1 MI, 113 PV)
Peppola  n. 10   (0 MI, 10 PV)
Lucherino  n. 5   (5 MI, 0 PV)
Fanello  n. 45   (45 MI, 0 PV)
Migliarino di palude  n. 29   (2 MI, 27 PV)

Commento
“Da queste prime osservazioni – spiegano i ricercatori Fabio Casale e Riccardo Falco - emerge la significativa importanza che le marcite hanno per alcune specie, soprattutto in situazioni di terreno innevato e gelato. Particolarmente significativi sono i numeri relativi a Beccaccino, Pavoncella, Allodola e Pispola, oltre alle presenze di Frullino (specie in declino in Europa, non comune come svernante in Pianura Padana), Tottavilla (specie di interesse comunitario, in declino in Europa) e Fanello (specie in declino in Europa, nidificante soprattutto in habitat montani e svernante nelle aree agricole planiziali)”.

Il progetto
Il progetto “Gestione e conservazione di agroecosistemi e di ambienti forestali a favore dell’avifauna di interesse conservazionistico nel Parco del Ticino”, promosso da  Fondazione Lombardia per l’Ambiente e Parco del Ticino e cofinanziato da Fondazione Cariplo, si prefigge di eseguire interventi che migliorino lo stato di conservazione degli ambienti agricoli e forestali presenti nell’area protetta, a favore dell’avifauna di interesse conservazionistico.

Gli interventi hanno due obiettivi prioritari, da un lato la riqualificazione di habitat tutelati a livello europeo (praterie, querceti di farnia o rovere, foreste alluvionali di ontano e frassino, foreste miste riparie di grandi fiumi), dall’altro la creazione o il ripristino, di habitat idonei per l’avifauna degli ambienti agricoli (prati da fieno, siepi, tessere agro-ambientali, fasce prative temporaneamente non falciate, marcite ben conservate, ecc).  Il progetto prevede anche azioni di monitoraggio della fauna che si affiancheranno alle attività di inanellamento dei migratori, che il Parco svolge ormai da più di dieci anni,  presso la stazione di Vizzola Ticino (Va), e azioni di coinvolgimento e sensibilizzazione delle aziende agricole che operano nel territorio dell’area protetta, che saranno interessate anche nella diretta realizzazione di interventi, in particolare quelli legati alla riqualificazione degli agroecosistemi.
Il progetto è partito all’inizio del 2012  e si concluderà a fine 2015.
La necessità di realizzare questo progetto nasce dai dati emersi da studi pregressi svolti nel Parco del Ticino ed in ambito lombardo.  In particolare negli ambienti forestali del Parco del Ticino risultano evidenti negli ultimi anni forme di degrado dipendenti ad esempio dalla diffusione di specie alloctone invasive, mentre negli ambienti agricoli è emersa la necessità di creare, ripristinare mantenere prati stabili e marcite,  nonché di mettere a dimora nuove siepi e nuclei arbustivi.
Una recente indagine a scala regionale sullo stato di conservazione dell’Averla piccola, specie di grande interesse conservazionistico, strettamente legata agli ambienti agricoli e particolarmente rappresentativa di ambienti agricoli tradizionali, ha inoltre permesso di verificare come tale specie sia attualmente presente solo a basse densità nel Parco della Valle del Ticino e che opportuni interventi di miglioramento dell’habitat potrebbero incrementare la disponibilità di habitat idoneo per la specie, come già effettuato con successo in altri contesti.
L’opportunità di affrontare tali problematiche nel Parco del Ticino, con gli interventi previsti nel progetto, deriva inoltre da esperienze analoghe di successo realizzate in altre aree protette. Alcune delle azioni previste nel progetto sono infatti state infatti già testate positivamente in altri territori. Ad esempio in ambito montano con il  Progetto LIFE Natura “Alpe Veglia e Alpe Devero”, per quanto concerne il pascolo controllato con finalità naturalistiche e in ambienti di fondovalle, e con il Progetto LIFE Natura “Fiume Toce” per quanto concerne la gestione dei prati da fieno con finalità di conservazione dell’avifauna. Tali tipologie di intervento rappresentano un’innovazione in termini di conservazione di habitat e specie per gli ambiti planiziali e l’interesse alla loro realizzazione deriva dalla possibilità di implementare e verificare in una delle aree protette più vaste della Pianura Padana sia la loro validità ecosistemica sia la loro ripetibilità su scala ampia (area protetta) e su scala locale (azienda agricola).



Commenti