MAGENTA Chiusa l'alzaia del Naviglio: per il Tribunale è pericolosa

MAGENTA (PONTEVECCHIO) Che c'è di più bello di una pedalata lungo il Naviglio Grande, o una bella corsa proprio adesso che le giornate cominciano ad allungarsi e la temperatura è gradevole? Peccato che l'alzaia nel tratto tra Turbigo e Cassinetta di Lugagnano non sarà più percorribile, e questo finchè il Parco del Ticino non avrà sistemato le adeguate protezioni. Coloro che verranno colti in flagranza di “reato”, in bicicletta o a piedi, incapperanno in una sanzione di 51 euro. Proprio così, tutto a causa di una sentenza che si riferisce ad un avvenimento doloroso che ha condannato il Parco del Ticino ad un risarcimento ingente. Il fatto accadde il 26 giugno del 2002.



Quel pomeriggio Miranda Gurgo, una pensionata di Robecco sul Naviglio, stava percorrendo la pista ciclopedonale in sella alla propria bicicletta, verso la frazione magentina di Pontevecchio. All'altezza della Cascina Peralza venne urtata da un ragazzino in gita con l'oratorio della Parrocchia Santa Maria Ausiliatrice di Milano. A causa di questo incidente la donna finì in acqua e venne trascinata dalla corrente per un paio di chilometri verso Cassinetta di Lugagnano. Venne ripescata in condizioni disperate, ma morì un anno dopo. La sentenza di primo grado emessa dal giudice del Tribunale di Milano Maria Stella Cogliandolo, ha condannato in solido la famiglia del ragazzo e il Parco del Ticino (per il 70%) al risarcimento della somma di circa 500mila euro da versarsi alla famiglia della defunta. Nella sentenza il giudice ha rilevato la pericolosità dell'alzaia. Si dice infatti testualmente: “Non vi era alcuna protezione del lato del Naviglio e la sponda era scoscesa, la corrente forte e l'argine privo di alcun appiglio”. Quindi ciclisti, podisti e tutti coloro che vorranno godersi momenti all'aria aperta dovranno rassegnarsi. Sull'alzaia, fino a nuovo ordine (sistemazione di barriere protettive e appigli con salvagenti), non si potrà circolare. Meglio correre quindi sulle strade trafficate, verrebbe da dire. “Si tratta di una sentenza che apre diversi interrogativi – ha commentato la presidente del Parco del Ticino Milena Bertani – anzitutto il Naviglio Grande risulta ancora navigabile, quindi il transito non può essere impedito. Ma allo stesso tempo il giudice parla della necessità di realizzare una protezione adeguata, perciò non una semplice staccionata in legno. Infine occorre rilevare che il Naviglio è un bene da tutelare, quindi occorre sistemare delle protezioni che non siano impattanti e non devastino l'ambiente di pregio circostante”.

Il Parco non è certo rimasto a guardare e sta studiando le contromosse ad una sentenza che, in questi giorni, viene aspramente criticata. “Oltre a dare mandato all'ufficio legale per il ricorso – spiega il direttore Dario Furlanetto – ci stiamo attivando per valutare il progetto di una barriera protettiva che copra tutti gli 11 chilometri interessati. Il costo potrebbe aggirarsi sui cinque milioni di euro”. Ma, oltre a ciò, tale sentenza potrebbe rappresentare un rischio. “Se anche dovessimo realizzare la protezione in maniera adeguata – aggiunge la presidente Bertani – potrebbero, una volta ultimata l'opera, subentrare proteste perchè il manufatto andrebbe a deturpare le bellezze del Naviglio. Si verrebbe a creare una sorta di effetto 'muro sul lago di Como', per intenderci”.

Non mancano le proteste delle associazioni di ciclisti e amanti dell'ambiente. “In nessuna parte d'Europa esistono protezioni e nemmeno si sognano di chiudere le piste ciclabili”, sottolineano.

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