Saman e il padre vigliacco assassino per tutelare l'onore di famiglia, un delitto abrogato in Italia solo nel 1981


 Un padre che uccide la propria figlia per tutelare l’onore della famiglia è il peggiore assassino che si possa immaginare. Va punito con l’ergastolo per il reato di omicidio aggravato. Il caso della povera Saman, la ragazza di origini pakistane, assassinata per voler evitare un matrimonio combinato e per essersi innamorata di un altro ragazzo che non era quello impostole dalla famiglia, è tornato alla ribalta per via delle intercettazioni telefoniche che inchiodano il padre scappato in Pakistan per sfuggire alla giustizia. 

Un padre assassino che, lo ricordiamo tutti, rideva sotto i baffi mentre era all’aeroporto in procinto di fuggire. Convinto di avere fatto la cosa giusta da fare. Un padre vigliacco perché è scappato. Un padre mostro. Nell’Unione Europea non c’è spazio per riduzioni di pena dovute all’onore. Chi non rispetta queste regole, comuni in tutti gli stati, è fuorilegge. Eppure il delitto d’onore lo abbiamo avuto anche noi, in Italia. Il codice Rocco attenuava la gravità della pena per l’uomo che uccideva la moglie, la figlia, la sorella per tutelare il suo onore o quello della famiglia. 

E questa aberrazione giuridica è resistita fino al 1981 con l’abrogazione del delitto d’onore. Non nell’800, ma 41 anni fa. Negli anni ’60 in Sicilia il delitto d’onore era frequentissimo, tanto che in un solo anno si contarono mille delitti d’onore. La donna non era libera e colei che voleva emanciparsi veniva vista con sospetto e cattiveria dalla comunità. Non confondiamo il delitto d’onore con il femminicidio. Il delitto d’onore è pianificato con cura dal clan familiare, la vittima riceve ripetuti messaggi che, se non cesserà con il suo comportamento, verrà uccisa. Soprattutto nel delitto d’onore chi decide non nutre alcun odio, nel senso stretto del termine, verso la vittima. 

La uccide perché “doveva essere uccisa”. Di fronte a vicende simili alziamo le braccia e ci arrendiamo di fronte a qualcosa di inconcepibile. Conosco una buona parte della comunità pakistana che vive nel territorio e posso dire con certezza che il delitto d’onore è talmente lontano dal loro modo di vivere da non volerlo nemmeno sentir nominare. Crea rabbia sentire queste orrende vicende che vanno a coinvolgere un’intera comunità che si è costruita una vita a migliaia di chilometri da casa. Eppure è così. 

Intervistare un membro della comunità pakistana vorrà dire, inevitabilmente, dover chiedere un commento su Saman. Per il lettore l’eventuale risposta di condanna totale importerà poco o nulla perché tanto si sarà già fatto la sua opinione.  

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