Il divieto di parlare dell'Arma danneggia la libertà di stampa. Troppi fatti di cronaca rimangono nascosti


 Non mi piacciono i preamboli lunghi e barbosi e, quindi, vado subito al dunque. Cari lettori, pensate di avere un quadro veritiero sulla questione sicurezza nel territorio in cui vivete grazie ad una stampa capace di informare puntualmente su quello che accade? Mi riferisco al magentino, ma penso possa valere anche per qualsiasi altra zona. La risposta è secca. No, non avete nessun quadro veritiero. Anzi, a mio parere i reati che compaiono sulla stampa (cartacea per quel poco che rimane, più spesso on line) sono una minima percentuale di quello che viene realmente commesso. E non parliamo di episodi di piccolo conto che non vengono citati perché tanto è roba da niente. 

 Come se (fatto realmente accaduto a chi scrive) i ladri che ti entrano in casa, terrorizzano il cane, scassano la serratura di ingresso e ribaltano ogni centimetro della tua abitazione fosse una cazzata. Scusate il termine, ma la colpa di questa omertà non è dei giornalisti che, poveri noi, ormai tiriamo a campare e non sappiamo nemmeno di che morte dovremo morire. Ma delle forze dell’ordine. Scusate, precisiamo. Non ce la prendiamo certo con chi si fa un ‘mazzo quadruplo’ e pattuglia le strade giorno e notte rischiando anche di finire al pronto soccorso per colpa di qualche ubriaco aggressivo o di prendersi del pirla da quattro ragazzini dodicenni rimbecilliti in piazza a notte fonda. Bensì dei comandanti di Compagnia dell’Arma dei Carabinieri. Nel mio caso quello di Abbiategrasso. 

Hai la soffiata da qualche tuo conoscente che ti dice che nel tal paese è avvenuta una rapina? Hai una sola possibilità. Vai sul posto e, se ti va bene, raccatti informazioni dalla vittima o dai testimoni oppure da qualcuno che ne sappia qualcosa. Altrimenti ti puoi anche scordare di avere due informazioni in croce dal comandante di Compagnia. E perché? Perché non è tenuto a dirti niente. E se esce qualcosa capace pure che si arrabbi perché l’autorità giudiziaria si arrabbia e così discorrendo non la finiamo più. Pazzesco e pure demenziale, mi verrebbe da dire. Qualcuno si stupisce perfino del fatto che l’Italia sia scivolata al 58esimo posto nella classifica di RSF sulla libertà di stampa dopo alcuni paesi africani. Ma perché è così? 

Non è che l’Arma subisce un danno di immagine se esce la notizia di una rapina commessa da uno sfigato di malvivente che fugge con qualche decina di euro. È il sistema a livello globale che viene enormemente danneggiato. È per questo che si è corsi ai ripari con un efficientissimo ufficio stampa che sforna comunicati quasi giornalieri sulle cose più importanti. Ma, quindi, c’è qualcuno che stabilisce a monte quali sono le notizie più importanti da divulgare e quali quelle che è meglio mettere nel cassetto? Certo che esiste questa figura. Naturalmente l’ufficio stampa ‘passa’ solo le notizie che fanno emergere le capacità investigative del sistema pronto a dare una risposta immediata (o quasi) quando viene commesso un reato. 

Il marito picchia la moglie? La pattuglia interviene subito e lo arresta in flagranza di reato e allora la notizia va divulgata. Il marito picchia la moglie, punto e basta? Notizia da mettere nel cassetto con mille scuse che non stiamo nemmeno ad elencare. La peggiore è questa: “Non la diamo adesso perché stiamo raccogliendo elementi di prova. Appena le indagini saranno concluse verrà inviato il comunicato”. Il sistema dei comunicati solo sui fatti notiziabili è perfetto. Un modo di divulgare solo quello che si vuole e che inculca nel lettore l’idea di vivere in un sistema efficiente. Il giornalista che tira a campare per pochi soldi alla fine si adegua. Perché santo cielo benedetto, ma chi glielo fa fare di muovere le chiappe per andare a vedere se effettivamente nel tal posto han fatto una rapina? 

Se lo passano i Carabinieri fa copia incolla del comunicato e morta lì. Se non la passano chissenefrega. Il giornalista nativo digitale è il peggio che si potesse immaginare, ma poveretto non è certo colpa sua. Parliamoci chiaro. La categoria dei giornalisti è sempre stata vista con sospetto dai vertici delle forze dell’ordine e dall’autorità giudiziaria. Perché siamo quelli che possono danneggiare un sistema fasullo, falso, finto, che divulga le notizie che non creano allarme. Volete veramente questo sistema? Bene, sappiate che questo territorio chi scrive lo conosce come le sue tasche e sicuramente meglio di qualsiasi carabiniere. 

Ogni volta che avremo notizia di un furto (non diciamo piccolo perché chi subisce un furto subisce un trauma e merita rispetto) lo tratteremo come se fosse una rapina a mano armata. Perché è giusto che i lettori sappiano cosa effettivamente succede nel loro paese.

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