Accadeva a Magenta negli anni '90, immigrati ammassati in un vecchio rudere

Da 25 anni a questa parte la mia vita è cambiata parecchio.  L’unica cosa rimasta immutata è il vizio di uscire a correre la mattina presto.  Così facevo anche all’inizio degli anni ’90. Questa volta però non parlo di corsa,  allenamenti,  percorsi o altro.  Ma di giornalismo.  Ebbene si,  di giornalismo e di storie da raccontare.  In quel periodo,  e torniamo agli anni ’90, non facevo il cronista,  ma ero sempre attirato da quello che accadeva.  Cosa c’entra tutto questo con l’sndare a correre la mattina presto?

Accadeva che alle 7 del mattino o giù di lì,  nella zona di strada per Castellazzo a Magenta mi imbattevo in numerosi ragazzi nordafricani che uscivano di corsa da un rudere di abitazione inutilizzata.  Io passavo correndo e li incrociavo. Osservavo il rudere dal quale uscivano e mi chiedevo come si potesse vivere in un posto simile.  Un giorno,  attirato dalla mia crescente curiosità,  entrai in quel rudere.  C’erano una ventina di ragazzi,  tutti nordafricani.  Quasi tutti marocchini e qualche egiziano.  Era l’unico posto che avevano trovato per dormire.  Poco più avanti,  lungo la stradina che porta al Lazzaretto c’era altra gente che dormiva in auto.  Vivevano al limite. Ma era l’unico modo.  Quando si parla di sopravvivenza va bene qualsiasi cosa.  Anche un rudere e dormire ammassati.

Oggi quel rudere non esiste più.  C’e’ una zona residenziale.  Quei ragazzi chissà dove sono.  Ma all’epoca mi chiedevo come potesse, un argomento simile non interessare la stampa locale. Leggevo i giornali in quel periodo e non trovai una sola riga su decine di marocchini ammassati in un vecchio casolare alla periferia di Magenta.  In quegli anni stava cominciando un’immigrazione massiccia che continua ancora oggi. Eppure nulla sui giornali.  Silenzio totale.  Articoli bellissimi sul concerto della fanfara e sulla festa alla scuola materna,  ma di quello che stava succedendo a Magenta manco un accenno.  Perché?  Vero che magari i cronisti dell’epoca non sapevano.  Ma a volte ci imbattiamo in situazioni importanti e non le vediamo,  anche se ci passano davanti.  O le vediamo, ma non ce ne accorgiamo. O le vediamo con gli occhi di chi pensa: “Ma a me cosa me ne frega?”. Non sarò certo io a dare lezioni di giornalismo.  Ma chi vuole fare questo mestiere, a mio modesto parere,  come prima regola deve imparare ad osservare. Con gli occhi di chi sa vedere cose che non tutti vedono.

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