Nuove tecnologie nella 'Neurochirurgia' dell'ospedale di Legnano

LEGNANO “Una sala operatoria unica in Italia, con tecnologie all’avanguardia che abbiamo potuto ottenere grazie a tre fattori. In primis l’impegno economico di Regione Lombardia. Poi il generoso contributo di un benefattore, che vuole rimane anonimo. E infine una scelta nostra: abbiamo preferito lasciare a rustico l’Auditorium (posto all’interno dell’Ospedale di Legnano) e destinare le risorse economiche preventivate per completarlo alla sala operatoria di Neurochirugia. Volevamo privilegiare il bisogno di salute del malato e così abbiamo fatto. Mettendogli a disposizione una sala operatoria di ultima generazione, che ora andiamo a scoprire”.

Così il Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Legnano, Carla Dotti, ha introdotto la conferenza stampa che si è tenuta questa mattina al nuovo Ospedale di Legnano. La sala operatoria di Neurochirurgia, dal maggio 2011 a oggi, ha visto realizzare complessivamente circa 1300 interventi neurochirurgici, che ricoprono tutta la patologia cranica e vertebrale, di varia complessità. Le caratteristiche e l’utilizzo delle nuove tecnologie in essa contenute vengono così spiegate del Primario della Neurochirurgia, il dottor Gian Piero Tonnarelli. “Dal maggio 2011 è operativa la sala operatoria innovativa di Neurochirurgia del nuovo Ospedale di Legnano. La sala, unica per le sue caratteristiche in Italia, è dotata di una Risonanza Magnetica intraoperatoria, che rende possibile effettuare risonanze magnetiche durante l’intervento chirurgico, ottenere degli esami in tempo reale e nei diversi momenti della chirurgia.



Tale metodica d’avanguardia consente di limitare i danni ed ottenere il miglior risultato possibile, grazie anche al contemporaneo impiego (caratteristica questa che rende unica la nostra sala operatoria) del neuronavigatore, macchinario simile ai navigatori satellitari, ma dedicato al cervello. La Risonanza Magnetica intraoperatoria trova uso nei tumori cerebrali, in particolare nelle forme più maligne. Abbiamo già operato 50 pazienti con tale metodica, ottenendo più che incoraggianti risultati, con una bassa percentuale di complicanze e una rimozione molto estesa della neoplasia. Ci siamo anche avvalsi di un monitoraggio fisiologico con apposizione di una placca di silicone direttamente sul cervello per la registrazione delle funzioni neurofisiologiche. La chirurgia della colonna vertebrale, in caso di fratture, tumori, malattie degenerative e infettive, può frequentemente provocare “indebolimento” della colonna stessa, condizione nota come “instabilità” vertebrale. Essa rappresenta una potenziale fonte di dolore e una minaccia per il funzionamento delle strutture nervose (midollo e radice) che si trovano all’interno della colonna vertebrale. In questi casi vi è necessità di “rinforzare” la colonna con sistemi meccanici costituiti da viti e barre. Il posizionamento di tali sistemi in strutture anatomiche di piccole dimensioni e non visibili direttamente dal chirurgo, può essere molto difficile. Il rischio di cattivo posizionamento è consistente, con potenziale danno per le strutture nervose vicine e con mancata correzione della instabilità. Per ovviare a questi problemi abbiamo introdotto in sala operatoria una apparecchiatura denominata O-ARM che, con una tecnologia simile a quella della TAC, permette di ottenere immagini intraoperatorie della colonna e di trasferirle a un computer. Quest’ultimo guida il neurochirurgo, così come il navigatore satellitare guida l’automobilista, nel posizionare i mezzi di sintesi con estrema precisione, sfruttando il perfetto accoppiamento fra immagini virtuali che appaiono su uno schermo e reale situazione anatomica del paziente. Utilizzando una strumentazione dedicata, il neurochirurgo può controllare in ogni istante l’avanzamento della vite all’interno della vertebra che sta operando, avendo la certezza di non apportare danni alle strutture nervose. Questa tecnologia, disponibile presso la Unità operativa di Neurochirurgia dal maggio 2011, è stata applicata in 112 pazienti.

Due sono stati i risultati positivi ottenuti:

1) Nessun danno neurologico

2) Bassissimo tasso (1.8%) di mal posizionamento degli impianti che si confronta in maniera estremamente

positiva con la media della letteratura del 15%

In sintesi i vantaggi di questa tecnologia avanzata sono costituiti da:

a) Possibilità di eseguire interventi tradizionali con la massima sicurezza ed efficacia minimizzando le

complicanze

b) Facilità di effettuare interventi innovativi e mini invasivi quali quelli percutanei

c) Riduzione significativa dell’esposizione a radiazioni ionizzanti per i pazienti e gli operatori sanitari”.

 

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