Io provo a Volare: tra Amleto e Modugno, andata e ritorno da sud a nord del funambolo Berardi nella terra delle ali spezzate
(Recensione di Alessandra Branca)
Poetico, istrionico, divertente ed amaro, lo spettacolo in
scena fino al 28 al Teatro della Cooperativa vale veramente la pena. Un linguaggio
sapiente ma alla portata di tutti, una magia rara e semplice che arriva dritto
al cuore e ti accompagna ben oltre i novanta minuti in sala. Una perla, in un
teatro di posa piccolo quanto coraggioso.
Innanzitutto va detto che lo spettacolo della Compagnia
Berardi Casolari in scena in questi giorni al Teatro della Cooperativa, è
bello. Bello in una maniera semplice e diretta; pochi mezzi, ma quelli che
servono al mestiere dell’attore e del teatro, usati con padronanza e molto
talento, riescono a creare mondi del reale e paesaggi dell’anima immediatamente
comprensibili e nei quali lo spettatore vive senza filtri le vicende del
protagonista.
Un occhio di bue, una candela, un frac strappato, un cappello,
una scopa, lo sferragliare di un treno ed uno sguardo “che insegue per istinto ogni contrasto di luce”. Questi gli
strumenti dell’arte. E le canzoni di Modugno a contrappuntare la storia. La
chitarra sapiente di Davide Berardi (finissimo interprete anche nel canto
solista), la fisarmonica ammiccante e delicatamente struggente di Giancarlo
Pagliara, il dinamismo e l’espressività straordinarie di Gianfranco. Un
terzetto sempre in perfetto sincrono e fusione. Come un’unica anima sulla
scena.
Un ragazzo della Puglia che ha in cuore l’arte ed il teatro.
Essere o non essere, decide il grande passo: trasferirsi all’operoso Nord in
cerca di fortuna, la fortuna del mestiere dell’attore. Ma, fatto non
sorprendente, si ritrova beffato e sfruttato in mille situazioni senza mai
arrivare a toccare quel sogno. Il ritorno al paese diviene inevitabile, e con
esso la seconda beffa della derisione dei compaesani; nonché la trasformazione
del piccolo cineteatro di paese in una grossa scatola di marmi freddi atti a
gloriare i notabili più che a mettere in moto sogni. Ed è proprio in questa
metaforica tomba delle aspirazioni giovanili (dove per giovani si intendano
coloro che hanno visioni altre
rispetto ai muri di vetro, marmo e cemento che una immobile e gretta società
propone e conserva con molta gelosia e mediocrità) che il protagonista cercherà
la sua propria ribellione, ogni notte, provando a volare.
Questa la trama. Ma la forza di questo spettacolo sta nello
spazio scenico calcato con furia e dolcezza dal bravo Berardi; saltimbanco,
maschera del teatro dell’Arte (arlecchino e pulcinella), mimo; un po’ Chaplin
ed un po’ Eduardo, in questa ora e mezza di spettacolo in cui l’accompagnamento
musicale non è uno sfondo ma scenografia, coro e narrazione, Gianfranco Berardi
dà veramente tutto il suo talento in una storia che intesse motivi diversi.
Quello romantico dell’inseguimento di un sogno, quello ahinoi moderno della
frustrazione dello stesso e dello scontro con una realtà (sempre attraversata
da un potere grasso ed ignorante) aspra e priva del sentimento della
solidarietà, se non priva di sentimento tout court. Una realtà che agli occhi altri dei sognatori appare essa come calco ingessato di una scena
teatrale (in cui i ruoli son assegnati a priori e dai quali non è concesso di
uscire), mentre l’arte è cosa vera e stimolo di libertà e dignità.
E così – dietro l’intento dichiarato di omaggiare un grande
“compaesano”, Domenico Modugno, icona di un uomo che ha bucato le ipocrisie ed
invertito i binari con la forza del proprio talento e di una personalità
incontenibile – Berardi e Compagnia ci parlano dei temi sempiterni della nostra
Italia di furbetti e di mediocrità supina ad un potere volgare intrisa di
invidia verso coloro che osano sognare. Ma tanta è la forza del patto di
ignoranza tra potere ed individui che queste fragili ali di farfalla vengono
facilmente sbriciolate.
Tutto questo però viene sviluppato attorno al nucleo di un
tema autobiografico ed intimista; un tema che fa di Berardi un Amleto sui
generis, lacerato tra l’essere ed il non essere, tra la capacità di azione e
vittoria nel tentativo di cambiare la propria vita e con essa i valori su cui
fondare una altra società, o l’inazione e la sconfitta, una rabbia nascosta e
distruttiva. Sono molti, sembra suggerire Berardi (autore della sceneggiatura),
gli ‘amleti’ nel nostro tempo. Giovani e meno giovani portatori di sogni
incapaci di far prorompere la forza rigeneratrice della propria visione
interiore. Visione della bellezza che sola può scacciare il brutto ed il becero.
Toccante e suggestivo il monologo finale (ricalco shakespeariano).
Essere o non essere, vedere o non vedere; non solo un
riferimento biografico alla capacità sensoriale della vista. Vedere o non
vedere i sogni e le visioni diverse, che ognuno di noi porta dentro e potrebbe
esprimere. Potrebbe, vorrebbe, non sa se saprebbe. (La prima sfida è quella con se stessi, fare i conti con le proprie
fragilità, non utilizzandole come alibi per l’inazione, perdendo l’occasione di
essere e vivere non tradendo la propria originalità… sembra il messaggio più
intimo di Gianfranco Berardi).
Nel dubbio, per tutti gli altri, più facile invidiare e
reprimere i sogni altrui. Amara terra,
amara e bella.
Alessandra Branca
fino al
28 ottobre 2012 - TEATRO DELLA COOPERATIVA, VIA HERMADA 8, MILANO. - Info e prenotazioni: 02
64749997
produzione Compagnia Berardi – Casolari
in collaborazione con Festival Internazionale Castel dei Mondi e Teatro Stabile di Calabria
produzione Compagnia Berardi – Casolari
in collaborazione con Festival Internazionale Castel dei Mondi e Teatro Stabile di Calabria
IO PROVO A VOLARE
omaggio a Domenico Modugno
di e con Gianfranco Berardi
e la partecipazione di Davide Berardi (voce solista e chitarra) e Giancarlo Pagliara (fisarmonica)
regia Gabriella Casolari
costumi Pasqualina Ignomeriello
omaggio a Domenico Modugno
di e con Gianfranco Berardi
e la partecipazione di Davide Berardi (voce solista e chitarra) e Giancarlo Pagliara (fisarmonica)
regia Gabriella Casolari
costumi Pasqualina Ignomeriello
PREMIO
SPECIALE DELLA GIURIA - JoakimInterFest di Kragujevac (Serbia)
“for aesthetic emotion, pure and joyful that was caused in cheerful audience”
“for aesthetic emotion, pure and joyful that was caused in cheerful audience”
PREMIO DEL PUBBLICO - JoakimInterFest di
Kragujevac (Serbia)
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