NUDI & CRUDI: MAX PISU ED ALESSANDRA FAJELLA SBANCANO AL TEATRO DELLA COOPERATIVA

"NUDI & CRUDI"
Quale sarebbe la vostra reazione se un bel giorno tornaste a casa dopo una serata all'opera e la trovaste completamente vuota? Non un semplice furto: i ladri vi hanno portato via persino la moquette

Fino al 25 novembre 2012
REPLICA SPECIALE SABATO 17 NOVEMBRE ALLE 16.30
NUDI E CRUDI
dal racconto di Alan Bennett

traduzione e adattamento di Edoardo Erba
con Max Pisu e Alessandra Faiella
con la partecipazione di Claudio Moneta
regia di Marco Rampoldi

INSERITO IN INVITO A TEATRO


ORARI:            feriali ore 20.45 – festivo ore 16 – sabato 17: ore 16.30 e ore 20.45 - lunedì riposo
PREZZI:            intero 18 € - ridotti 13/8 €
PRENOTAZIONI ED INFORMAZIONI:
Info e prenotazioni: 02.64749997


LA RECENSIONE 
di Alessandra Branca

Continua al Teatro della Cooperativa di via Hermada il successo della piéce tratta dal racconto di Alan Bennett. Con Alessandra Fajella e Max Pisu. Fino al 25 novembre, con repliche fuori programma.
COSI’ FAN… TUTTE !

Gli ingredienti per piacere ci sono tutti: attori noti al grande pubblico della televisione, leggerezza, ed una sceneggiatura di tutto rispetto, tratta da uno degli autori europei più quotati degli ultimi decenni. Ma quella che in questi giorni si sta rivelando come la commedia più gettonata della stagione, nasce invece come una vera e propria sfida di produzione dal Teatro della Cooperativa. 

Ora possono riossigenarsi con l’imprevisto successo di pubblico che sta costringendo a repliche fuori programma (due spettacoli domenica scorsa e due per i prossimi due sabato), ma fino ad una decina di giorni fa se ne stavano col fiato sospeso. Giacché comunque si trattava di azzeccare la mescola giusta degli ingredienti e ciò che poteva convincere della messa in scena, se non all'altezza, avrebbe potuto anche deludere. Almeno tre  gli elementi cruciali da giocarsi sul palco:  la trasposizione teatrale da un racconto del 1996 di Alan Bennett; l’affidare la recitazione a due attori sì noti ma anche più avvezzi ad altri canali che non il teatro di posa; la resa materiale della scenografia, visto che tutta la vicenda ruota attorno ad un personaggio  ingombrante: la casa dei Ransome ed il suo massiccio arredamento.
L’autore dell’adattamento, Edoardo Erba, ha spiegato durante la conferenza stampa che un autore come Alan Bennett presenta senz’altro dei punti di contatto stretti con la narrazione teatrale. Vero; non soltanto infatti Bennett è autore inglese (e come tutti gli inglesi ben radicato alla tradizione scenica del paese di Shakespeare), non soltanto inoltre lo stesso Bennet ha già scritto con successo per il teatro; ma la costruzione stessa dei suoi racconti ha punti di forza proprio nelle battute dei dialoghi. Tuttavia rimane pur vero che il suo stile trova finezza nelle notazioni ‘fuori scena’ del narratore onniscente.
Allo scoglio della costruzione del copione aggiungerei inoltre quello dell’argomento e dei personaggi. Si tratta di un lavoro ormai ventennale e che verte su due personaggi molto ‘english’ per il pubblico italiano. Di questo non si è parlato in conferenza stampa ma ci permettiamo qui di sottolinearlo. La traduzione dunque è anche culturale e lo humour dimesso che nasce dal gioco su alcuni caratteri tipici nazionali inglesi poteva non ottenere lo stesso effetto applicato alla nostra italianità.
Ma è proprio qui che, sorprendentemente, la scelta degli attori si rivela azzeccatissima. Chi meglio di due caratteristi d'assalto come Pisu e Fajella poteva dar corpo e smalto ad una matura coppia borghese ingessata da manie e valori di riferimento troppo ingombranti per permettere un godimento della vita fuori dal  da vezzi ed agiatezze abitudinarie?
Così, lo snobismo inglese del Mr Ransome di Bennett si connota di quella venatura grossolana dell’uomo di borghesia medio alta italiano che si compiace della propria professione della sicumera nel trattare con assicurazioni e burocrazia e che di là dalla  mania mozartiana poco indaga la fertilità della cultura; anche l'aspetto prestante di Pisu presta al personaggio una spavalderia che gli italiani ben riconoscono, quella dell’uomo che si piace, vuole piacere e che si è fatto da sé.
Alessandra Fajella d’altro canto non solo immette energia e simpatia istintive alla incolta e succube Mrs Ransome, ma padroneggia con ironia ed espressività tale la scena da divenire veramente la regina dello spettacolo. Ed anche qui, pur rispettando totalmente le istanze portate dal personaggio del racconto bennettiano, vi infonde una verve di provincia tutta nostra ed immediatamente captabile dal pubblico.
E sembra di averli conosciuti questi due coniugi, tipi di cui tanti di noi hanno esperienza nel proprio giro di amicizie… Lui che si pavoneggia per un buon colpo con l’assicurazione, inossidabile nella diffidenza verso il nuovo e lo straniero, e lei che d’un tratto scopre che la vita ha i colori della televisione (dalla quale la donna impara un nuovo linguaggio e nuovi riferimenti affettivi) ma anche quelli delle spezie e degli ammennicoli scintillanti della bottega dell’indiano sotto casa.
L’uno statico, di gesso; l’altra flessibile al cambiamento, in virtù proprio dell’ingenuità della propria ignoranza. Ed in virtù, senz’altro, del genere femminile. Alan Bennett e con lui il regista Marco Rampoldi, indicano senza troppe velature nella donna il soggetto più pronto a mettersi in discussione aprendosi ad una società cangiante. Nella sempiterna aspirazione tutta femminile alla felicità, anche quando filtrata e mediata dal cliché culturale del matrimonio e della coppia ‘perfetti’, risiede la chiave per il rinnovamento individuale, alla scoperta di una comunicazione più intima, anche con se stessa, e relazionale.
La resa scenica della casa e dei movimenti di oggetti , suppellettili ed emotività che essa genera, risulta efficace. Accessori da campeggio a creare lo spazio d ma gradevole  ed un telone stampato a rendere l’inaffettività e l’ingombro della casa ricca e ben ammobiliata. E così si salvano anche i volumi ristretti del palco.
Terzo attore sulla scena il bravissimo Claudio Moneta. E’ ‘il terzo’ in ogni situazione. Psicologo d’ufficio, poliziotto, sgangherato giovinastro nonché ginnico artista d’attico, è l’elemento di collegamento non solo tra i diversi quadri delle scene ma anche fulcro del duetto asincronico della (non) comunicazione della coppia Ransome.
Una menzione particolare la merita il finale (che non sveliamo). La non facile resa del lungo discorso narrativo-didascalico del testo originale risulta nella sceneggiatura  e nella regia particolarmente coinvolgente per lo spettatore. Grazie anche ad una Alessandra Fajellaspettacolare, che rivela una profondità recitativa capace di trasmettere tanto il dolce (goffo, come da personaggio) quanto l’amaro (del senso della vicenda). Rimanendo nel tono medio, non pedante, di una commedia godibile per tutti.

Per il Teatro della Cooperativa un successo. Per la produzione un bersaglio centrato.


Alessandra Branca