La grande magia
al Piccolo Teatro Strehler fino al 6 dicembre
Entrare al Piccolo Strehler è come entrare in un dimensione
sospesa ove, tra palco, quinte, proscenio e sala aleggia uno spirito senza
tempo. Birichino, amaro, saggio od ingenuo questo spirito è quello del teatro
di posa nella sua foggia più classica. I volumi della sala, il sipario alto e
pesante, la polvere delle assi e tutti i marchingegni della scena, ci portano
in un incanto che è quello magico ed imperituro del teatro; dell’arte secolare
che pesta i propri tacchi sulla scena.
SE NON E' MAGIA...E' AUTOINGANNO
Non poteva esservi dunque locazione migliore per il ritorno
della commedia di Eduardo De Filippo sulle scene. Non solo perché ‘La grande magia’, dopo la sua prima
rappresentazione nel 1949 ad opera dello stesso Eduardo, ebbe come sua unica e
successiva messa in scena quella di Giorgio Strehler del 1984/85 (ripresa da Battistoni nel 1998); ma anche
perché essa evoca, proprio come il Piccolo che l’accoglie, quei Grandi dell’arte
drammaturgica che hanno scolpito la parola teatro nel nostro immaginario e
nella nostra cultura. Il gioco tra realtà
ed illusione, tema principe del teatro classico, è in questa commedia
di Eduardo dispiegato in tutta la sua portata corrosiva. Da Shakespeare in poi
la dialettica tra sogno e realtà, illusione e disincanto fa capolino nelle
opere dei maestri. Eduardo l’affronta in questo testo con taglio amaro e
sarcastico. Abbiamo qui una magia degradata (e
come non pensare alla ‘clairevoyant’ di T.S. Eliot, versione novecentesca ed
usurata della Sibilla del mito?) ed una illusione che è soltanto cecità e
non porta a nessuna possibilità di trasformazione o riscatto.
Una illusione che diviene autoillusione, volontà di negazione senza appello e senza ritorno. Dunque tra il mago Prospero (La tempesta di Shakesperare, non a caso uno degli allestimenti cardine della carriera dello stesso Strehler) e l’Enrico IV di Pirandello, Eduardo De Filippo scrive questa commedia le cui polarità stanno nei personaggi dell’illusionista Otto Maravuglia e nell’avvocato Calogero Di Spelta.
Una illusione che diviene autoillusione, volontà di negazione senza appello e senza ritorno. Dunque tra il mago Prospero (La tempesta di Shakesperare, non a caso uno degli allestimenti cardine della carriera dello stesso Strehler) e l’Enrico IV di Pirandello, Eduardo De Filippo scrive questa commedia le cui polarità stanno nei personaggi dell’illusionista Otto Maravuglia e nell’avvocato Calogero Di Spelta.
La trama ci parla di una mago bonariamente cialtrone, un
illusionista per la precisione; un povero diavolo sul viale del tramonto che si
sposta con moglie e collaboratori nel bel mondo degli hotel di villeggiatura
per mettere insieme il pranzo con la cena, tirare
a campare. E di un marito tradito (ed abbandonato) dalla moglie alla quale,
peraltro egli non sapeva dare la richiesta attenzione. Le due situazioni, la
coppia in crisi e lo spettacolo dell’illusionista, si intrecceranno in un gioco
che comincia come escamotage logistico per la fuga della moglie ma che finisce
per divenire un incantesimo vero e proprio, convenuto e pattuito tra i personaggi
allo scopo di evitare ‘il guaio’. Ciò
che succede durante questo tempo fermo pattuito tra marito ed illusionista permetterebbe
uno sviluppo della trama e dei personaggi in senso di acquisizione di nuova
visuale e nuova coscienza. La magia, l’illusione (proprio come il teatro) possono esser portatrici, anche in un
contesto di basso profilo come quello narrato, di nuove partenze. Ma questo
nella commedia di Eduardo non avverrà. E l’apoteosi di questa ostinazione all’autoillusione,
di questa non scelta, avviene proprio
nella scena finale: anziché catartica e rivelatrice di una verità potente e
trasformatrice - come vogliono i canoni della tradizione classica aristotelica - il quadro finale porta un
ostinato e totale ripiegamento nella finzione e nell’autoinganno.
La commedia non ebbe successo ai tempi della sua prima rappresentazione.
Certo il 1948-49 non era certo un tempo in cui l’Italia in ripartenza avesse
voglia o volontà di guardare con disincanto alla possibilità di sviluppo ancora
tutta da cogliere e cavalcare. Forse per questo non piacque, nonostante la trama
si offrisse con tono di commedia punteggiata da numerose occasioni di riso.
Ma è un riso velato e l’amarezza il senso del fallimento
aleggia in ogni scena. Il dramma e perfino la tragedia sono presenti nella
sceneggiatura (citiamo per tutti il personaggio della figlia del compare di
Maravuglia; cameo poetico ed evanescente, carico di significato). E l’allestimento
di Luca De Filippo non cerca certamente di alterare i la cupezza e gli elementi
sdruciti dell’opera edoardiana. Lo fa con la recitazione ma anche con la scena
stessa, con la scelta coreografica e gli effetti, intriganti quanto palesemente
finti. Lo spettatore è onnisciente, come Otto Maravuglia, l’illusionista interpretato
con maestria dallo stesso Luca De Filippo.
La scelta registica è di fedeltà al testo ed alla messa
inscena del tempo in cui fu scritta. Cui porta, come accennavamo, tonalità
scure e decisamente decadenti. Luca De Filippo fa emergere chiaramente il tema molto
pirandelliano, caro ad Eduardo, dell’illusione, dell’autoillusione e dell’intreccio
ineludibile tra il destino di ciascuno e quello delle persone ad ognuno attorno. Un
intreccio che funge da gabbia dalla quale si esce – in una visione del tutto
pessimistica rispetto alla capacità od alla volontà dell’uomo nella società –
solo per fornire materiale alle illusioni altrui ed a volte soltanto per
rimanere letteralmente schiacciati da questi orditi.
Ma oltre a questo, a sessanta anni dalla sua scrittura, la
commedia e la lettura di Luca De Filippo parlano anche molto dei nostri tempi
di inganno ed autoinganno la cui impalcatura scricchiola ormai con rimbombo. E
sarà interessante vedere quali scelte la nostra attuale società saprà adottare.
Cambiare o chiudersi nella scatola nera dell’illusione a buon mercato dalla
quale non v’è ritorno?
Alessandra Branca
PICCOLO TEATRO STREHLER DI MILANO
Largo Antonio Greppi 1, Milano, MM LANZA
Platea:
Intero € 33,00
Ridotto card Gio/Anz € 21,00
Balconata:
Intero € 26,00
Ridotto card Gio/Anz € 18,00
Intero € 33,00
Ridotto card Gio/Anz € 21,00
Balconata:
Intero € 26,00
Ridotto card Gio/Anz € 18,00
POSSIBILITA' DI PROMOZIONI A 12€
Per informazioni su biglietti e abbonamenti per i gruppi organizzati, pomeridiane per le scuole, spettacoli educational, rivolgersi al Servizio Promozione Pubblico e Proposte Culturali.
Commenti
Posta un commento