Ebe Pagliari |
“Mi è sembrato strano che una comunicazione importante dalla Procura mi venisse fornita per via telefonica”, ha dichiarato la donna. Da qui la doccia fredda. La registrazione non potrà costituire una prova valida, per il motivo che il dichiarante, pur trattandosi di una persona attendibile, non ha assistito direttamente all’episodio. Trattasi di sue supposizioni. Dette da una persona che ha ricostruito per filo e per segno quanto avvenne dal giorno della scomparsa di Marco Perini e anche nel periodo successivo, ma pur sempre supposizioni. Cosa contiene il nastro? Frasi esplicite, parole che hanno fatto rabbrividire Ebe Pagliari. “Secondo te chi sapeva tutti i movimenti di Marco?”, domanda, nella registrazione, l’uomo che parla con Ebe Pagliari facendo il nome di chi ha organizzato tutto. “La strada era questa – urla la persona nel nastro – non l’hanno voluta cercare la verità. Gli sbagli sono stati fatti apposta, nell’intenzione di non dire come stavano le cose”.
E continua parlando delle lettere anonime (“non può averle scritte che una persona”), di depistaggi voluti e di un’auto gialla. Proprio quel veicolo che gli zingari, accampati in quel periodo (maggio 2000) nelle campagne di Ozzero, hanno dichiarato di avere visto allontanarsi a gran velocità. Probabilmente con il cadavere dell’agricoltore gettato poi in una lanca del Ticino a Besate. Un omicidio avvenuto nell’abitazione di Perini. “C’è anche un’altra cosa che mi ha fatto male – aggiunge Ebe Pagliari – la cosa che mi preme dire è che per l’incapacità degli inquirenti di quel periodo ci sono andate di mezzo troppe persone. Sbagli fatti da uomini che occupano posti di rilievo che non sono stati degni di occupare”.
Il caso irrisolto di Marco Perini ha inizio nel pomeriggio
dell’11 maggio 2000 nelle campagne di Ozzero. Quel giorno l’agricoltore, classe
1966 ha appuntamento con la moglie per recarsi al supermercato. Quello stesso
pomeriggio Perini venne assassinato e il suo cadavere ritrovato in una roggia di
Besate la sera del 19 maggio con ferite da arma da taglio sul corpo. Tutto fa
pensare ad un omicidio premeditato. Con buona probabilità gli assassini lo
aspettavano nella sua abitazione. E proprio li sarebbe avvenuta l’aggressione.
Perini arrivò a casa, quel pomeriggio di 12 anni fa, in motorino. Lo stesso
motorino che uscì dalla cascina, ma con a bordo una persona diversa che andava
talmente forte da essersi messo in posizione aerodinamica. Da quel giorno è
stato un susseguirsi di depistaggi, errori e lettere anonime che circondarono
il caso di un alone di mistero che perdura tutt’oggi. La sera stessa della
scomparsa venne recapitata sull’uscio di casa dell’agricoltore una rosa senza
spine. Ennesimo elemento indecifrabile. Il referto medico legale parlava di
aggressione perpetrata da più persone contemporaneamente. Si indagò
nell’ambiente dei bracconieri, degli spacciatori, degli zingari. Non si arrivò
a nulla, tanto che si chiese l’archiviazione del caso. Certo è che la mamma Ebe
Pagliari non ha mai smesso di sperare di ottenere giustizia per il figlio
assassinato e padre da poco di due splendide bimbe. Fino alla doccia fredda
dell’altro giorno che rischia di spegnere per sempre le sue illusioni.
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