PARCO DEL TICINO Deperimento della farnia: ecco le cause


Gli insetti xilofagi  e l’andamento climatico  sono le cause del deperimento della farnia nelle aree protette lombarde. E’ quanto emerge dai risultati dello studio “Il deperimento della farnia:monitoraggio, indagini eziologiche e proposte di intervento Depfar-2” presentato questa mattina nel corso del convegno promosso dal Parco del Ticino, in collaborazione con Regione Lombardia – Direzione Generale “Sistemi Verdi e Paesaggio,  nella Sala Convegni della riserva della Fagiana a Magenta.
Lo studio, cofinanziato da Regione Lombardia, è stato realizzato  dal 2007 al 2010 dal Parco del Ticino in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano ( Dipartimento di Protezione dei Sistemi Agroalimentare e Urbano e Valorizzazione delle Biodiversità,  il C.R.A. (Centro di Ricerca per l'Agrobiologia e la Pedologia -ex Istituto Sperimentale per la Zoologia Agraria) di Firenze e l’Università degli Studi di Firenze (Dipartimento di Economia, Ingegneria, Scienze e Tecnologie Agrarie e Forestali) , per quanto concerne gli aspetti ecologici e selvicolturali .
Il progetto Depfar 2  rappresenta l’approfondimento di uno studio triennale, condotto negli anni 2003- 2006, che aveva segnalato per la prima volta il problema del deperimento della quercia in Lombardia, sottolineandone la diffusione e la gravità. Nel corso dell’ultimo decennio, infatt,i in tutto il territorio del Parco del Ticino sono stati rilevati i sintomi del deperimento della farnia registrandone una generale condizione di sofferenza e, in alcuni boschi, una considerevole moria di esemplari dominanti. Tale situazione si è rivelata particolarmente preoccupante in ragione del fatto che la farnia è sempre stata considerata la “spina dorsale” dei boschi planiziali ed una sua scomparsa porterebbe inevitabilmente alla degenerazione di aree già fortemente pregiudicate dalla presenza di specie alloctone infestanti.  A tale scopo agli studi già precedentemente impostati che, oltre alla diffusione, hanno valutato i diversi fattori micologici, entomologici e nematologici di deperimento, nel secondo progetto (Depfar 2) è stato affiancato anche un lavoro di tipo sperimentale volto all’individuazione dei metodi selvicolturali più idonei a favorire la rinnovazione naturale della farnia.  Il convegno di presentazione ha avuto il duplice scopo di illustrare i risultati ottenuti dalla ricerca e di avviare un confronto con altri soggetti istituzionali preposti allo studio e alla gestione dei boschi planiziali al fine intraprendere un dialogo proficuo finalizzato ad attuare concrete misure di salvaguardia di questa specie.

Risultati dello studio
I  risultati dello studio confermano il quadro del deperimento della farnia, quale patologia derivante da diverse concause (ambientali e biologiche).- spiega il dott. Fulvio Caronni, responsabile dell’area Biodiversità del Parco del Ticino -. Dal monitoraggio emerge la gravità del fenomeno e la sua diffusione a tutto il territorio del Parco e agli altri boschi di farnia della Pianura lombarda. Tuttavia si sono osservati alcuni segnali in controtendenza quali una migliore vegetazione delle chiome delle farnie deperienti, probabilmente dovuta alle ultime estati meno calde e siccitose delle precedenti. E’ stata inoltre osservata anche una diminuzione della popolazione di Scolytus intricatus, l’insetto maggiormente coinvolto nel deperimento,  e degli altri insetti che colonizzano le farnie sofferenti. Ma si osserva anche una tendenza di aumento degli insetti legati al legno morto, quasi una evoluzione del fenomeno.  Si è verificata l’effettiva patogenicità del nemanotode Bursaphelencus eremus, anche se non è possibile stabilirne il “peso” all’interno del fenomeno complessivo del deperimento rispetto agli altri fattori”.

Il commento del presidente del Parco del Ticino
“I boschi a dominanza farnia presenti nel Parco del Ticino sono relativamente  giovani – commenta Milena Bertani,  presidente del Parco del Ticino -, la maggior parte, infatti, risale al periodo post bellico e sono il risultato di un’intensa attività antropica. Studiare gli effetti  che stanno determinando il deperimento della farnia è importante perché ci consente di salvare queste aree  e, soprattutto, di preservare un importante anello di biodiversità. Vogliamo continuare  nel monitoraggio che già oggi ci fornisce due importanti indicazioni: il deperimento della farnia è causato principalmente dall’andamento climatico e dagli insetti xilofagi, ma anche da una vegetazione invadente, spesso non autoctona, e dalla pressione esercitata dagli animali selvatici quali cinghiali e caprioli. Da qui l’invito alla Regione Lombardia affinché  istituisca un tavolo  comune con altre  regioni, quali Piemonte e Emilia Romagna, per studiare  assieme questo fenomeno che presenta una tipicità tutta italiana.  Presentare lo studio  quest’anno, dichiarato dall’Onu anno internazionale delle foreste, è importante perché  oltre ad una valenza scientifica contribuisce a rendere evidenti i pochi boschi  che esistono  in Pianura Padana e l’attività del Parco del Ticino nella tutela di un bene  prezioso”,

Commenti